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20 Apr 2024 | 06:04:12
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Pompe di calore dedicate alla produzione di acqua calda sanitaria ed incentivi fiscali

/ efficienza energetica, risparmio energetico, incentivi, fiscali, detrazioni fiscali, 55%, certificazione energetica, normativa

Gli interventi di sostituzione di scaldacqua tradizionale con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria (ACS) possono rientrare tra quelli ammessi alla detrazione del 55% (in scadenza a Giugno 2013 ma ci sono i presupposti per la proroga dei termini) qualora soddisfino i requisiti tecnici indicati al punto 3c dell’Allegato 2 al D.Lgs, 28/2011 (COP>2.6).

Esistono sul mercato scaldacqua a pompa di calore per la produzione di acqua calda sanitaria per uso domestico, che soddisfano il requisito richiesto ma è anche vero che sussistono dubbi sulla convenienza o meno di tale scelta in base alla tipologia, alle condizioni climatiche, alle fonti di energia disponibili, alla possibile ubicazione e conseguenti implicazioni ambientali dal punto di vista del confort e della funzionalità.

Per quanto riguarda la tipologia ci si può riferire principalmente alle versioni monoblocco e split, ovvero con unità esterna.

 

 

I vantaggi/svantaggi delle due soluzioni sono:

 

 

-       Soluzione split: unità interna più compatta (essendo il gruppo frigo collocato nell’unità esterna) ed eliminazione del problema dello scarico condensa. Occorrerà però avere disponibile uno spazio esterno per l’ubicazione dell’unità esterna, cosa che potrebbe risultare problematica, ad esempio, per un immobile di un condominio privo di terrazzo o balcone confacente. La soluzione monoblocco comporta invece peso ed ingombri che possono creare problemi di installazione in locali con spazi insufficienti oltre ad un maggiore impatto visivo.

-       Con la versione split, non sussiste alcun problema di generazione di rumore all’interno del locale d’installazione causato da ventilatore e compressore. Per quanto riguarda l’unità monoblocco, il macchinario si trova invece a funzionare all’interno dell’unità abitativa e può essere fonte di disturbo acustico a meno che non se ne predisponga l’installazione all’interno di locali ‘di servizio’ quali cantine, garage ecc.

-       Lo split comporta maggior facilità di trasporto/installazione perché consta di due colli più piccoli e leggeri (unità interna ed unità esterna). Da considerare però il fatto che se l’evaporatore è posto nell’ambiente esterno all’edificio, esposto alle condizioni climatiche, può trovarsi a lavorare a temperature più basse (soprattutto d’inverno nel Nord Italia) rispetto ad una monoblocco installata all’interno di un edificio. In caso di posizionamento esposto alle condizioni atmosferiche dell’unità esterna, si può verificare un considerevole decadimento del rendimento energetico (ricordiamo che per questi casi, gli accumulatori degli scaldacqua a pompa di calore sono dotate di resistenza elettrica proprio per porre un rimedio a queste situazioni di temperature particolarmente basse sia dell’acqua da riscaldare che dell’aria esterna anche per accelerare i tempi stessi di produzione dell’acqua calda sanitaria). Per contro, l’unità monoblocco permette di utilizzare l’aria fredda e deumidificata prodotta dallo scambio termico ottenendo un vantaggio ulteriore e cioè quello di poter raffrescare gli ambienti interni nella stagione estiva tramite opportune canalizzazioni; le stesse canalizzazioni potranno essere utilizzate per scaricare l’aria all’esterno convogliando il flusso in modo appropriato durante la stagione invernale.

 

Altro aspetto importante da considerare è la ‘fonte’ dell’energia elettrica utilizzata per il funzionamento della macchina. Sebbene la potenza elettrica media assorbita sia intorno ai 500 watt per uno scaldacqua da 80-100 litri, c’è da mettere in conto anche la presenza della resistenza elettrica la cui entrata in funzione può portare la potenza massima assorbita a valori superiori ai 1800-1900 watt per cui si rende consigliabile una potenza disponibile al contatore superiore ai 3 kW canonici per utenza domestica, con conseguente aggravio tariffario da tenere in debita considerazione a meno che già non sia previsto un contratto di erogazione da 4,5-6kW o superiore per altri utilizzi.

Il discorso cambia qualora lo scaldacqua a pompa di calore fosse abbinato ad un sistema per ottimizzare l’autoconsumo dell’energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico o fosse dotato di serpentino per integrazione da impianto solare termico. In entrambi i casi si tratterebbe di un impianto che utilizza ben due fonti di energia rinnovabili e cioè il sole mediante i pannelli solari   e/o fotovoltaici e l’aria aspirata dal gruppo termico, invertendo il flusso naturale del calore. Da rilevare che utilizzo della fonte di energia rinnovabile rappresentata dall’aria (meno intuitiva rispetto all’energia solare) vale da sola il requisito, richiesto dalla legge nazionale, negli edifici di nuova costruzione, di soddisfare almeno il 50% di fabbisogno dell’energia che serve a scaldare l’acqua sanitaria con fonte rinnovabile oltre al requisito, già menzionato tra gli interventi di riqualificazione energetica aventi diritto all’incentivo, per la sostituzione di uno scaldacqua tradizionale (elettrico, gas accumulo, gas istantaneo) con uno a pompa di calore con C.O.P.>2.6; incentivo che, con il sistema della detrazione fiscale, vale il recupero in 10 anni del 55% delle spese sostenute, salvo modifiche della normativa rispetto alla scadenza di Giugno 2013.

 

provveduto ad emanare proprie disposizioni normative in attuazione della direttiva 2002/91/CE”.